Oggi è una giornata uggiosa, pertanto mi risveglio per un attimo dalla mia letargica accidia e comincio a postare, come promesso (più a me stesso…) il diario del cortometraggio Kimi to boku, struggente (a tratti) e malinconico resoconto di un’amicizia profonda tra un disegnatore di fumetti e il proprio gatto, Gin’ougo (che significherebbe, a sentire il film, “Via Lattea”). Storia comune a molti di noi gattofili, perchè per nostra fortuna (o sfortuna, dipende da che parte si guardano e giudicano i fatti della vita) alcuni dei gatti che hanno riempito le nostre vite di vite ne hanno avute molte meno che sette.
Allora parto, con la mia classica serie di post a episodi.
Scelta non troppo felice (secondo i miei gusti) è quella di far narrare la propria storia al gatto stesso, tra l’altro da una voce femminile (Gin’ougo è un maschio!!!)…comunque, il film parte dalla presentazione di Gin, in casa che guarda, si suppone, la via lattea da cui deriva il proprio nome…
Dopo di che, incomincia la storia vera e propria. Gin, quand era piccino piccino, si era intrufolato dentro un camioncino che l’aveva portato a spasso per Fukuoka.
Scappato dal furgoncino, comincia a scorrazzare senza una meta ben precisa, per la gioia degli occhi dei gattofili…
(fantastico quando si mette a saltellare su 4 zampe…non ho mai capito cosa significhi, forse un atteggiamento di difesa, ma è sempre fantastico…)
Dopo aver appunto scorrazzato tutto il giorno, Gin si riposa in un parchetto, e mentre sta guardando il cielo stellato (è il giorno di Tanabata, la festa delle stelle)…
…fa l’incontro che gli cambierà la vita.