Burning

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Nel film che segna il grande ritorno del grande Lee Chang-dong, un gatto (o, meglio, forse due) ha una parte fondamentale nella storia di Jong-su, Hae-mi e Ben, i tre protagonisti di questo thriller psicologico pieno di ottimi spunti di riflessione.

Comincio dal primo, ma non posso pubblicare nessuna immagine 😉 Perchè non è chiaro (o forse sì, dipende dai punti di vista molteplici del film) se esista o meno, lascia tracce nel piccolo appartamento dove vive (con) la protagonista Hae-mi -cacca nella lettiera, mangia i croccantini che Jong-su gli versa mentre la padrona è in viaggio in Africa- ma non si fa mai vedere/sentire quando Jong-su va a cambiargli la sabbia o a dargli il cibo…in più non sarebbe nemmeno consentito avere animali in quell’appartamento…

Il secondo invece è assai più reale (come testimoniano le prossime immagini :-). Il gatto “dovrebbe” essere un gattino di strada portato in casa dal ricco Ben, che non gli ha ancora nemmeno dato un nome…

Ben aspetta degli ospiti, e quando una arriva lo fa però scappare fuori…

Jong-su li aiuta a cercarlo, e lo trova in un angolo…

Il gatto rimane fermo ma non appena sente il nome “Boil” (che è il nome che aveva dato Hae-mi al suo misterioso e mai apparso gatto di cui sopra), salta letteralmente tra le braccia di Jong-su…

…che praticamente si convince che quello sia il gatto di Hae-mi che aveva sfamato fino a un mesetto prima

Film che lascia molte più domande che risposte, che fa pensare molto dopo la visione (come ci ha ben abituato il regista), che affascina per l’atmosfera rarefatta e che non piacerà di certo a chi vuole uscire dal “cinema” con tutto chiaro e nessun dubbio. Insomma ti lascia davvero con un certo “bruciore” dentro 😉 Per questo gli do 4 stelle “di incoraggiamento”, perchè anche se non mi sembra al livello dei precedenti non ha tradito la lunghissima attesa.

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