1 commenti su “[Film non coreano] North Korea: A day in the Life

  1. Documentario di 44 minuti girato da un regista olandese che narra la giornata tipo di una famiglia nord coreana.
    Data l'ampia disponibilità data al regista, si suppone che il messaggio che ne esce sia “comodo” e non ostile alla comunista Nord Corea, però nelle persone di mentalità aperta (come il sottoscritto, checcè ne dicano) la visione di questo documentario può provocare un effetto diametralmente opposto a quello meramente propagandistico. Difatti (e di fatto) l'ossessivo culto della personalità del loro leader militare, sin dalla tenera età, e che emerge da ogni singolo frame del film, pone seri dubbi più sul modo che sulle finalità della propaganda comunista. Ma fosse solo quello, sarebbe facile controbattere che anche nei paesi occidentali (come direbbe l'ignorante -in geografia- Berlusca) ci sono numerosi culti, come quello della bandiera (negli $tate$), del profitto (molto radicato anche in Italia), del denaro in generale, quello dell'apparire e gli eccettera si sprecherebbero.
    Ma di una cosa sono certo: se la Nord Corea è anche minimamente quella rappresentata dal documentario, non è certo il posto adatto a uno come me Wink
    Più che altro per l'impossibilità, credo, di dissentire dal potere e dalla cultura imperante: ma dubito che, se fossi nato e cresciuto in Nord Corea, sarei un dissidente come lo sono ora…
    Va da sè che forse la patina di ipocrisia è meno spessa che dalle nostre parti: il dissenso più o meno manifestato va bene quando è di facciata (“noi lasciamo che la gente sia libera di dissentire, mica come i comunisti”) ovvero quando non supera certi limiti (vedi Genova), limiti che appunto sono artificialmente posti giusto perchè la gente creda che il dissenso esiste. Peccato che dissentire “entro certi limiti” non porti a nulla…la dimostrazione è il solito nostro presidente del Consiglio (per il quale in effetti c'è un culto della personalità, da parte dei suoi leccapiedi e degli italiani che l'hanno votato) che quando non era al governo voleva portare tutti in piazza, mentre adesso che è presidente (e incensurabile) se ne sbatte delle manifestazioni, anzi le denigra.
    Tornando al film in questione, a ben vedere nessuno sembra veramente “felice”: a partire dai bambini (alcuni hanno uno sguardo, perso, quasi terrorizzato), per passare ai lavoratori (ci sarebbe molto da discutere anche sui “metodi” di lavoro in una fabbrica comunista), persino le insegnanti, “costrette” a insegnare ai bambini i “valori” attraverso ridicole e poco fantasiose parabole con il leader carismatico protagonista sembrano fredde e impassibili. Forse veramente gli unici contenti, in quel paese, sono i leader di partito…bè, da noi sono molti di più quelli CONVINTI e ILLUSI di essere contenti

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