Il capello corto come tutti sanno non è sempre stato esclusivamente una questione di frivola moda o simbolo di appartenenza ad un gruppo (cercando di essere il meno superficiale possibile, non è raro vedere ragazze e donne lesbiche che usano il taglio rapato come i punk usavano la cresta o gli antimilitaristi il capello lungo), ma anche, nel passato, strumento attraverso il quale più o meno volontariamente si è cercato di “togliere” parte della femminilità alle donne (si è già postato di streghe, matte, monache…).
Il film cinese Nanking Nanking, pur non brillando per approfondimento storico, pone l’accento, nell’ambito del massacro di Nanchino (una delle pagine più nere della guerra e dell’abominio umano), sulle varie forme di sacrificio. Una di queste, le donne di conforto, ragazzeorientali (cinesi, coreane ma anche giapponesi) costrette spesso finoalla morte a dare conforto sessuale ai soldati giapponesi durante leloro campagne belliche, rappresenta uno dei maggiori crimini commessi contro l’umanità da parte dei giapponesi, tanto pacati e cortesi da civili quanto bastardi in guerra, al punto che molti hanno pensato che l’unico modo per interrompere il loro fervore nazionalistico fosse buttar loro in testa un paio di bombe atomiche (e le donne? E i vecchi? E i bambini?)
Tornando al “capello corto”, nel film tutto ha inizio con la speranza (rivelatasi vana) che tagliando i capelli alle ragazze di Nanchino queste non sarebbero state preda della barbarie dei soldati giapponesi. Non funzionò. Centinaia di ragazze vennero appunto costrette a diventare donne di conforto, molte altre violentate, non solo a casa propria ma anche nelle zone franche nelle quali avevano trovato rifugio.
Ben vengano film come questo, anche non capolavori, che aiutino a non dimenticare e spingano gli spettatori a documentarsi…altrimenti si finisce come da noi dove il fascismo e i Mussolini di turno (ri)sguazzano nell’ignoranza e nell’ebetismo del nuovo humus umano preparato ad arte.

Comunque ecco alcuni frame di Nanking Nanking