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  1. Corto del progetto Digital Short Film by Three Filmakers – 2005

    Regia: Song Il-gon

    Sceneggiatura: Song Il-gon

    Durata: 40'

    Anno: 2005

    Produzione Jeonju International Film Festival

    C'era una volta la band dei Magician. La chitarrista,
    Ja-eun, si è suicidata 3 anni fa. Il suo ragazzo e batterista del
    gruppo, Jae-sung, e il suo migliore amico nonchè bassista dei Magician
    Myung-soo aspettano Ha-young, la loro vocalist, in un bar di proprietà
    di Jae-sung immerso in una foresta del Kangwondo. E’ il 31 Dicembre,
    fuori sta nevicando, e manca un quarto a mezzanotte.

    “I membri della band underground dei Magician, separatisi dopo la morte
    di un'amica, sono essi stessi come dei maghi. Grazie alla musica
    trascorrono la loro giovinezza sperimentando un mondo magico. Ma ora
    sono solo persone ordinarie e sole che hanno perso i loro poteri
    magici, e come noi non credono più in quel mondo magico. Oggi si sono
    riuniti in un bar del Kangwondo per ricordare la loro amica morta,
    rievocando con nostalgia il loro potere magico, e desiderando
    silenziosamente di riacquisirlo un'altra volta ancora. Speriamo che
    questo film trasmetta al pubblico questo momento così sottile.
    Abracadabra.” (Song Il-Gon)

    Girato con un unico piano-sequenza, con camera a mano spesso fuori
    fuoco, Song cerca di ricreare (secondo me andandoci molto vicino)
    un'atmosfera immersa tra il sogno e appunto la magia, sovrapponendo
    senza soluzione di continuità i piani del reale e dell’immaginario,
    della veglia e del sogno (o meglio dei sogni svaniti).

    L’alcool –così come in molti altri film coreani, ad esempio lo spassoso
    e scanzonato Daytime Drinking- gioca un ruolo determinante: per i due
    ragazzi che tentano di ricostruire quell’atmosfera perduta filtrando la
    tristezza e la malinconia, per la “magica” e di sapore vagamente
    religioso-filosofico apparizione del monaco buddista che con l’alcool
    tenta una riconciliazione con il mondo terreno e
    materiale/materialista, e infine per la chitarrista suicidatasi tre
    anni prima. Ma in fondo “quel” mondo perduto cos’era, se non il
    classico e sempiterno “sesso droga e rock’n’roll”!

    Nel 2006 Song ha deciso di trasformare il soggetto di questo bel corto
    in un film “lungo”, presentandolo anche a vari festival, ma
    sinceramente non ho sentito l’esigenza o la necessità, dopo la visione
    del corto, di un annacquamento della storia o di una maggiore
    introspezione dei personaggi già ben delineati in questi deliziosi 40
    minuti. Anzi, forse la brevità (come già accaduto) giova, e non poco, a
    un bel soggetto senza rarefare l’atmosfera e disperdere nella fredda e
    impalpabile solitudine della foresta innevata riscaldata dall’alcool i
    tocchi di poetiche allusioni.

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